Una proposta di legge preparata dalla SIAE, con la scusa di “proteggere gli autori”, uccide la cultura e aumenta i privilegi per i padroni delle idee
N.B. In data 27 gennaio 2009 la SIAE ha disconosciuto la paternità di questo testo, che in realtà appartiene all’on. Luca Barbareschi (FI)
La proposta di legge attribuita inizialmente alla SIAE ma poi riferita all’on. Luca Barbareschi (FI) con la quale si invoca addirittura la tutela dei minori come pretesto per proteggere gli interessi economici di chi distribuisce canzonette e film, è culturalmente ignobile, giuridicamente sbagliata ed economicamente pericolosa.
E’ culturalmente ignobile, perchè è diretta a imporre una “cultura di Stato” garantita da un “controllore unico”. Ad oggi la SIAE tutela SOLO gli interessi dei propri iscritti . In altri termini, quando l’artista si associa, incarica la SIAE di gestire gli aspetti economici dei suoi diritti. Ma se un artista NON si iscrive, la SIAE non ha alcuna giurisdizione su queste opere originali. Se passasse questa legge, la SIAE diventerebbe il controllore unico delle opere creative italiane. Inoltre, questa proposta di legge dichiara esplicitamente di considerare le opere dell’intelletto come “prodotti”. Così facendo rende sempre più forte il distacco fra l’autore e chi – le major dell’intrattenimento – ne sfrutta economicamente il lavoro. Infine, è semplicemente vergognoso invocare la” tutela dei minori” come “scusa” per garantire ancora di più gli interessi economici di ristretti gruppi di interesse.
E’ giuridicamente sbagliata, perchè contiene affermazioni vaghe, superflue e ridondanti che servono solo a sottrarre la discussione all’attività parlamentare, dando al Governo la possibilità di legiferare in totale autonomia, e di trasformare gli operatori di accesso alla rete in veri e propri “sceriffi” privati. L’ampiezza della delega consente di prevedere specifiche forme di reponsabilità civile, a carico degli operatori di accesso alla rete, basate sulla responsabilità oggettiva e l’inversione dell’onere della prova (colpevole fino a prova contraria). Questo avrà pesanti ricadute in termini di tutela per la privacy degli abbonati e per la qualità del servizio che verrà loro offerto.
E’ economicamente pericolosa perchè viola la libertà di imprese e artisti che non saranno più liberi di accordarsi come meglio credono per la gestione dei diritti di sfruttamento delle opere dell’ingegno. In particolare, la proposta di legge vuole creare un controllo monopolistico sulle piattaforme di distribuzione di opere dell’ingegno, generalizzando l’obbligo di ottenere una licenza dalla SIAE. Anche se la licenza SIAE, come detto, sarebbe obbligatoria solo per le opere che la SIAE tutela, nella pratica gli operatori preferiscono pagare una somma in realtà non dovuta, piuttosto che “fare causa” per ottenere il rispetto della legge. Ciò implica, dunque, legalizzare una situazione di fatto, trasformando la SIAE in una collecting che gestisce i diritti di chiunque, eliminando qualsiasi possibilità per il titolare dei diritti di negoziare direttamente con la piattaforma di distribuzione.
ALCEI, che da oltre dieci anni denuncia la pericolosa e incivile deriva del diritto d’autore verso inaccettabili forme di repressione e censura, esprime fortissime preoccupazioni per questo ennesimo “giro di vite” e per i barbari presupposti culturali che la hanno ispirata.
Questi sono i punti di maggior criticità , nel testo predisposto dalla SIAE:
Art. 1 – La circolazione dell’opera dell’ingengno è un diritto dell’autore che puo’ scegliere il canale che piu’ ritiene opportuno. Quindi, allo stato, la diffusione telematica legittima di opere dell’ingegno è gia’ possibile. L’articolo e’ inutile.
Art. 2 – La gestione dei rapporti patrimoniali fra autore ed editore/distributore è un fatto puramente privatistico che la legge sul diritto d’autore rimette all’autonomia delle parti. Se l’autore vuole essere pagato per l’uso che l’operatore fa dei suoi contenuti, basta che lo renda esplicito nella licenza d’uso (tipo il disclaimer associato ai DVD). L’articolo è inutile,
Art. 3 – Le deleghe di cui al comma 1 lett. a, b, e c sono molto vaghe e, di fatto, consentono di stabilire qualsiasi cosa, senza più il controllo parlamentare.
La delega di cui alla lettera d) è inutile. La legge sul diritto d’autore già sanziona penalmente l’utilizzo illecito a scopo di lucro di opere protette. L’operatore che usi a scopo di lucro opere del cliente o di terzi senza rispettare la legge, è già punito. Lo scopo reale di questa delega è quello di trasformare gli operatori in “sceriffi della rete” e sanzionarli a prescindere dalle condotte dei singoli utenti. Viene meno il principiop che la responsabilità è personale.
La delega di cui alla lettera e) è sbagliata: l’opera dell’ingegno NON è¨ un prodotto, ma una “creazione utile”. Trasformare un pezzo musicale in un “prodotto” significa sovvertire i fondamenti del diritto d’autore.
La delega di cui alla lettera g) è la “salva-SIAE”. Attribuisce alla SIAE il ruolo di collettore unico dei diritti, anche se un autore non vuole “servirsi” dei loro “servizi”.
La delega di cui alla lettera h) è un’altra versione di “sceriffi della rete”.
La delega di cui alla lettera i) è superflua. Le leggi ci sono già . Ma come se non bastassero, si chiedono più poteri di polizia (cioè sganciati dal controllo del magistrato). A margine, e’ di una volgarità unica il richiamo alla tutela dei minori (che oramai è un espediente per legittimare qualsiasi intervento repressivo).
La delega di cui alla lettera l) èl’ennesima richiesta di inasprimento di pene, anche e soprattutto per gli operatori. Si propone di creare un apparato sanzionatorio che va dalla revoca delle licenze, a sanzioni pecuniarie, a responsabilità civile oggettiva e infine penale, tutto per la stessa violazione.