Documento del 11 dicembre1996

Lasceresti da solo un bambino in mezzo all’autostrada?

Relazione di ALCEI al Consumer Forum Intergroup del Parlamento Europeo

Si è tenuta l’11 dicembre 1996 a Strasburgo presso il parlamento europeo, alla presenza di numerosi europarlamentari e sotto la presidenza del deputato inglese Mr. Withehead una riunione indetta dal CONSUMER FORUM INTERGROUP sul tema: “Children and the Internet”.

Tra i relatori:

* ALCEI – Electronic Frontiers Italia
* DG XIII – Information Market Policy
* Microsoft – Corporate Attorney

Riportiamo di seguito il testo integrale dell’intervento di ALCEI

1. Il problema della protezione della persona-minore è drammaticamente attuale, come dimostrano i numerosi fatti di cronaca documentati con insolita scrupolosità dai media di tutto il mondo. In particolare si sarebbero verificati una serie di gravi episodi a danno di bambini che sarebbero stati adescati per mezzo della rete telematica internet.
Ciò ha posto con grande serietà il problema della regolamentazione dei contenuti della rete e dell’attività che per suo tramite si svolge. Da più parti sono state invocate misure restrittive e nuove leggi per regolamentare questo “nuovo mezzo” fonte di gravi ed inenarrabili pericoli, sul presupposto indimostrato di una generica insufficienza della normativa esistente.

2. Internet – al momento non è necessario definirla – è soltanto uno strumento e, come tale, non più pericoloso di un’autovettura o di un coltello da cucina, anzi sicuramente di meno. è banale osservare che nessun genitore assennato lascerebbe il proprio figlio solo in mezzo alla strada o con un coltello, anche solo da cucina, fra le mani; forse è meno ovvio che ci si dovrebbe preoccupare allo stesso modo dell’incolumità di un minore quando si passa da un utensile comune ad un televisore, ad un telefono o ad un computer.
A differenza di Internet, infatti, che esiste a livello di massa da molto poco tempo, televisione e telefoni sono continuamente stati – e continuano ad essere – tristi protagonisti di fatti cronaca nera: basti pensare, facendo riferimento all’Italia, ai gravi casi di violenza su minori che hanno portato il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni ad emanare un decreto restrittivo circa le modalità di offerta dei servizi a valore aggiunto 144. Nessuno si sogna, tuttavia, di spegnere i televisori o staccare i telefoni: analogo discorso dovrebbe valere per Internet.
E invece no!
Da più parti si levano richieste di normative restrittive specificamente concepite per la rete, di censura indiscriminata sperando, con pene esemplari, di risolvere il problema. Ma è veramente così?

3. I casi di abuso commessi nei confronti di bambini adescati per strada o per telefono hanno un elemento in comune: la latitanza della famiglia, che sempre più spesso delega a dei surrogati anche elettronici la gestione del t empo dei bambini.
Nel caso di Internet le famiglie hanno una responsabilità ancora maggiore.
Se infatti telefono e televisione sono facilmente accessibili e semplici da utilizzare, un computer (connesso alla rete) non ha alcuna di queste caratteristiche:
* è costoso (il prezzo di un sistema si aggira in Italia attorno ai tre milioni).
* è difficile da usare: non basta il software preinstallato (quando c’è), sono necessarie procedure di impostazione non alla portata di tutti. Ciò è in particolar modo vero per Internet.
* Richiede di stipulare un contratto con un access-provider (e un minore ammesso che avesse la disponibilità economica non potrebbe giuridicamente stipulare).
* Necessita di una conoscenza (anche se minima) di almeno due sistemi operativi.
Confrontate cosa si richiede ad un bambino per fare una telefonata ad un numero internazionale e quali cognizioni e mezzi egli dovrebbe avere per collegarsi da solo in rete! Se dunque un genitore mette in mano al proprio figlio un computer ed un modem ha il dovere di insegnargli ad usarlo nel migliore dei modi.

4. I termini della questione non mutano quando ci si occupa della diffusione di materiale in grado di segnare la fragile psiche di un bambino. Non ricorderò in questa sede quanto e cosa si dice a proposito delle responsabilità della televisione perchè non è argomento di dibattito, venendo quindi al tema assegnato non si può tacere la forte perplessità provata nelle proposte di soluzione di questo secondo problema, con particolare riferimento al sistema PICS. Con un sistema di rating delle pagine web e di filtri di vario tipo – si dice – è possibile limitare l’accesso a certo tipo di materiale particolarmente offensivo o indecente, garantendo cosଠadulti e minori.
Questa idea è un cavallo di troia: nasconde al suo interno un sottile quanto subdolo trabocchetto. Da una parte i criminali, o comunque i malintenzionati, troveranno il modo di aggirare questo o quel sistema di filtraggio. Dall’altra i genitori, ciecamente fiduciosi nella tecnologia, abbasseranno la guardia certi che nulla di male può accadere… a voi le conclusioni.
Sia chiaro pedofili e criminali devono essere individuati e perseguiti, ben vengano quindi PICS e tutti gli aiuti di questo mondo, senza mai dimenticare, però, che al centro di tutto non pu ò non esserci il rapporto umano.

5. Rimane a questo punto da esaminare la posizione di chi invoca nuove norme concepite specificamente per la rete.
A dire il vero sarebbe il caso di chiedersi piuttosto quali norme siano state in concreto applicate alla rete e dove abbiano dimostrato un eventuale insufficienza. In altre parole, l’equivoco che sta alla base di tutto è confondere la sanzione in astratto con la sua effettiva applicazione. In realtà , prendendo ad esempio l’ordinamento penale italiano, ci sono molte norme che potrebbero essere impiegate a tutela dei minori: violenza privata, lesioni personali, circonvenzione di incapace e via discorrendo.
Il problema è diverso: la legge da sola non basta, bisogna che ci sia qualcuno da punire, bisogna cioè fare le indagini. Nel corso di un convegno organizzato da ALCEI il 26 luglio 1996 è stato dimostrato praticamente davanti ad un magistrato e ad esponenti delle forze dell’ordine quanto sia facile individuare soggetti che compiono attività illecite di varia natura in rete.
Mi sia consentito un accenno polemico: Quanti casi di pedofilia telematica sono stati documentati? Quanti sono andati a giudizio? Quali sono i problemi giuridici che si sono posti? Nessuno se lo è mai chiesto veramente. Prima di emanare nuove leggi (destinate alla disapplicazione pratica) e, comunque, in attesa dell’evento, bisogna utilizzare i molti strumenti a disposizione.
Che stanno facendo gli inquirenti? Se la pedofilia in rete è un problema che desta allarme sociale. invece di consumare risorse dell’erario a caccia di studentelli-pseudohacker, perchè non si rivolgono ai tanti canali IRC dove è facilissimo scambiarsi “materiale di un certo tipo”.

6. Questa isteria collettiva che sembra avere contagiato indiscriminatamente tutto il mondo è stata in buona parte fomentata dal modo scorretto dei mass-media di fare informazione. Quasi ogni volta che sui giornali o in televisione si parla di Internet è per evidenziarne aspetti torbidi o meschini. Il risultato è spaventare l’uomo della strada rendendo nel contempo un pessimo servizio allo sviluppo dei nuovi sistemi di comunicazione.

Se l’obiettivo è il Medio-Evo siamo sulla buona strada.