Comunicato ALCEI del 27 maggio 1997

Internet: strumento potente per educatori consapevoli

ALCEI ha per fine la tutela e la difesa di chi vuole utilizzare la rete per comunicare in piena libertà  le sue opinioni senza mai essere sottoposto ad alcun genere di censura. Ma comprende che nella convivenza civile la libertà  dei singoli può e deve trovare un limite là  dove si rischia di recare offesa ai diritti di altri, ed in particolare di chi è più indifeso. Per questo condivide la necessità  che si evitino in tutti i modi fatti e comportamenti che possano costituire violenza contro i minori o grave turbamento per loro e per le loro famiglie.

Siamo consapevoli di quanto sia difficile trovare un giusto equilibrio fra le irrinunciabili libertà  di tutti e la necessaria tutela dei più deboli; e di quanto sia improbabile che il problema sia risolto inasprendo le norme legislative o anche semplicemente facendo rispettare le leggi in un ambito cosଠarticolato e complesso. Mentre esiste il reale rischio che qualsiasi tentativo di censura, del tutto inefficace nella repressione dei crimini, apra la strada a pericolose quanto inaccettabili restrizioni della libertà  di opinione.

La nostra convinzione è che la strada più valida, certa ed efficace per proteggere i minori nell’area dei mezzi di informazione e di comunicazione sia una puntuale e organica informazione dei “fruitori”, cioè dei “minori”, delle loro famiglie e degli educatori. Per capirci, la legge che vieta la vendita di alcuni tipi di stampa (o materiale audiovisivo) ai minori, quando questi materiali sono pubblicamente visibili in qualsiasi edicola, ha assai scarsa efficacia e non può in alcun modo sostituire il ruolo indispensabile dei genitori e della loro sensibilità  nel ritardare, per quanto possibile, il contatto fra i minori e ciò che può essere nocivo alla loro formazione e soprattutto rendere questo contatto meno traumatico.

Per affrontare il problema non solo sul piano dei princà¬pi, ma anche in termini concretamente costruttivi, ALCEI ha in preparazione un documento, che verrà  diffuso appena completato, il cui scopo è di elevare il livello di consapevolezza dell’educatore (genitore, docente o educatore che sia) circa le reali condizioni della rete e le avvertenze da mettere in campo quando si porta con sé un minore in questo contesto. Il progetto sta avendo il suo svolgimento con la collaborazione di professionalità  specifiche che coniugano l’esperienza di docenti e genitori a quella di utenti della rete e che osservano quindi i fenomeni con la necessaria completezza di visuale.

Riteniamo che questo elenco di attenzioni e idee potrà  aiutare un percorso culturale che deve essere necessariamente seguito da chi vuole fare seriamente il mestiere di educatore in un contesto che vede la rete come una delle sue realtà  componenti… come lo sono la televisione e gli altri mezzi oggi assai più diffusi della comunicazione telematica – che tuttavia nel tempo si estenderà  a fasce di pubblico sempre più ampie.

Anticipiamo qui uno dei contenuti, forse il più importante:

non lasciate il minore di cui vi state occupando da solo davanti a un computer, come non dovreste lasciarlo davanti alla televisione.

La rete riflette la realtà  in cui viviamo con tutte le sue sfaccettature e dobbiamo allevare cittadini in grado di affrontarla con equilibrio. Non solo i contenuti di cui in questo periodo ci si sta intensamente occupando, per l’istintivo e giustificato disgusto che suscita ogni forma d i violenza verso i minori, ma anche altri aspetti dell’umano comunicare, compresi alcuni giochi di discutibile gusto, possono essere inadatti all’equilibrata formazione di un bambino o di un adolescente.

Reprimere, vietare o classificare come “proibito” rischia di ottenere l’effetto contrario, cioè indirizzare l’attenzione dei ragazzi proprio verso ciò che per loro è meno adatto. L’unica vera, sana ed efficace soluzione è mettere nelle mani delle famiglie e degli educatori gli strumenti e le conoscenze più adatte per orientare le giovani persone in formazione sotto la loro guida in tutti i loro comportamenti, compreso l’uso della rete.

Fra i documenti che ALCEI sta elaborando c’è anche un’analisi dell’aspetto legislativo, dove riteniamo che la responsabilità  dei contenuti debba essere attribuita a chi ne è l’autore.

Su questo punto, apparentemente semplice, esiste molta confusione. Esiste un principio costituzionale secondo il quale la responsabilità  penale è personale (art.27 della Costituzione) ma sembra che, quando si parla di rete, si tenda a dimenticarne l’esistenza.

I contenuti critici, come anche l’insieme degli atti che v engono compiuti tramite la rete, hanno sempre un autore che ne è l’unico responsabile. La soluzione quindi non è censurare Internet, quanto piuttosto far sଠche ognuno sia identificabile e raggiungibile. Un criterio semplice ma estremamente efficace (e compatibile anche con il diritto all’anonimato) sta nel permettere ad ogni utente di utilizzare, se lo desidera, un alias, la cui vera identità  è nota al solo fornitore di accesso (provider) che si impegna a non divulgarla.

Se non è in alcun modo ragionevole far ricadere sui fornitori di accesso la responsabilità  dei contenuti, è ragionevole invece pensare che debbano farsi carico di organizzare i servizi offerti in modo da essere in grado di fornire le indicazioni necessarie in sede di controversia civile o di indagine penale – sempre salvaguardando i diritti di chi si trova in situazioni particolari od estreme di possibile persecuzione, per esempio se risiede, o ha familiari od amici, in paesi in cui si corrono rischi gravi per la libera espressione delle proprie opinioni politiche, filosofiche o religiose. Ciò può essere fatto in tempi brevi con un’efficace autodisciplina che regoli i comportamenti degli operatori professionali.

Infine… ALCEI è pronta ad impegnarsi per realizzare (o per c ollaborare con chi altro si impegni a realizzarla) una hotline, o “linea calda”, cioè un pubblico accesso ove tutti i cittadini possano segnalare i casi di abuso, specialmente quando si tratti di insidie ai minori: sia per verificare se paventate situazioni di questo genere esistano davvero, sia per intervenire presso chi genera quei contenuti perché desista dal farlo e, quando questo non si ottenesse (o si trattasse di deliberate insidie indirizzate a potenziale danno personale) denunciare i responsabili alla magistratura.

Siamo convinti che iniziative come queste, concrete ed efficaci, possano dare un contributo molto più valido alla tutela dei minori di quanto si potrebbe ottenere con generici inasprimenti legislativi o con (cosa ancora peggiore) interventi restrittivi della libertà  di comunicazione, che potrebbero danneggiare gravemente i diritti dei cittadini (compresa l’inalienabile libertà  di esprimere e scambiare informazioni e opinioni di ogni sorta, anche se sgradite all’autorità  o al costume dominante) senza avere alcuna efficacia reale nella repressione dei crimini o dei comportamenti dannosi.