Attuato l’art. 536 della legge finanziaria 2005. Con la scusa di combattere il gambling online, l’internet italiana è “intercettata” per legge ma senza il controllo del magistrato.
Dal 24 febbraio 2006 internet provider e compagnie telefoniche devono “inibire” l’accesso ai siti che offrono giochi e scommesse online. Lo stabilisce un provvedimento dell’Azienda autonoma monopoli di Stato (AAMS) che attuando gli articoli 535, 536 e 537 dell’ultima legge finanziaria hanno dettato all’internet italiana le regole per impedire che gli utenti possano collegarsi a una “lista nera” di siti.
La finanziaria 2006 e il decreto AAAMS sono sostanzialmente illegittimi perché contrari alla normativa comunitaria e alle decisioni di molti magistrati penali giudicanti italiani (vedi A. Monti – P.Perri La concessione di giochi d’azzardo e del cosiddetto gioco lecito online in CIBERSPAZIO E DIRITTO – VOL. 6 N.4 DICEMBRE 2005) che hanno ritenuto ingiustificato il monopolio  italiano  sui  giochi  e sulle scommesse.
Ma – anche prescindendo dal merito – è gravissimo che nel giro di poco  tempo  dall’approvazione  definitiva  della  legge  Prestigiacomo  (vedi  il  comunicato  di  ALCEI  del  13  febbraio  2006) che impone filtri antipornografia, sia stato adottato un altro provvedimento  normativo  di  schedatura  e  controllo  generalizzato,  questa  volta  con  la  scusa  del  gioco d’azzardo.
E’ evidente che, oramai, rotto l’argine di ragionevolezza che per anni si è cercato disperatamente di sostenere (basato sul concetto che ciascuno deve rispondere di quello che fa), parlamento e governo hanno prodotto una tracimazione normativa unilateralmente orientata a trasformare il provider un vero e proprio “sceriffo  della   rete”  che,  come  gli  emuli  di  certe  storie  di  Tex  Willer,  portano  la  stella  sul  petto  solo  per  essere  meglio  impallinati dal cattivo di turno.
Non è impensabile, poi, che fra poco anche i “soliti noti” del diritto  d’autore  si  presenteranno  a  battere  cassa,  e  con  successo,  per  invocare  la  loro  fetta  di  filtraggi  e  intercettazioni.
In attesa di sapere chi sarà  il prossimo gigante che – in nome dio sa di quale  diritto   rivendicherà   il  proprio  “diritto  a  occuparsi  del  diritto”  sta  di  fatto  che  la  vaghezza  di  queste  specifiche  norme antigambling è tale che potrebbe applicarsi, con qualche piccola e “innocua” acrobazia  sintattica,  fin  al  punto  di  far  ritenere  obbigatoria l’intercettazione telematica senza controllo del magistrato.
Nel frattempo, però, gli ISP sono trasformati in “siti civetta” perché  chi  prova  ad  andare  su  un  sito  di  gioco  online,  vedrà   che  la  sua  richiesta  di  collegamento  viene   “scaricata”  su  una  specifica pagina dei Monopoli, che quando si vedrà  arrivare gli ignari navigatori,  ne  potrà   loggare  “dati  esterni”  e  modalità   di  comportamento  da  girare  poi  alla  Guardia  di  finanza  per  gli “accertamenti” di rito. Che probabilmente denuncerà  un mare di persone. Ancora una volta, quando si parla di rete, il legislatore ha perso l’ennesima occasione per rispettare i diritti dei cittadini.