Comunicato ALCEI del 10 aprile 1995

La legge é giusta, ma va corretta per evitare rischi di repressione

ALCEI (l’associazione per la difesa della libertà  nella comunicazione elettronica) chiede che nella legge vengano introdotte le modifiche necessarie per evitare impedimenti alla libera espressione e scambio di idee ed informazioni.

ALCEI ha inviato oggi alla Commissione Giustizia della Camera una memoria in cui chiede che nella stesura definitiva della legge (disegni di legge 1901 BIS e TER) si tenga conto delle esigenze dei cittadini elettronici e dei liberi sistemi di comunicazione (BBS) e si evitino fenomeni di repressione od appesantimento burocratico.

ALCEI chiede che nella stesura definitiva della legge, e poi nei regolamenti di applicazione, venga posta la massima attenzione a far sଠche i meccanismi di attuazione non si traducano in una repressione della libertà  di comunicazione.

Esiste infatti, indipendentemente dalle buone intenzioni, il chiaro rischio di un ostacolo alla comunicazione elettronica e di una dannosa, quanto inutile, pressione burocratica che potrebbe ostacolare o vincolare la libera espressione pubblica del pensiero o la libertà  di corrispondenza privata.

Occorre, specificamente, evitare che venga ostacolata od appesantita l’attività  dei sistemi di comunicazione telematica, con particolare attenzione alle strutture più piccole, diffuse in tutto il territorio, la cui attività  (quasi sempre volontaria e senza fini di lucro) rappresenta un prezioso contributo alle attività  personali e collettive dei sempre più numerosi cittadini elettronici ed alla vitalità  della convivenza umana e sociale.

Premessa

La posizione di ALCEI non è di critica o di opposizione alla legge.

Al contrario, la nostra associazione è fortemente favorevole alla difesa della privacy ed all’affermazione del principio che i dati privati, di persone fisiche o giuridiche, non possano essere diffusi, per farne commercio o per qualsiasi altro motivo, senza il consenso della persona, ente, associazione od impresa cui i dati si riferiscono.

In questo senso non condividiamo la posizione espressa pubblicamente da FIEG, Confindustria ed altre grandi organizzazioni di settore e riteniamo che debba essere respinto ogni tentativo di ostacolare questa legge o di metterne in discussione il principio fondamentale: ciò non solo per la necessità  di adeguarsi alle norme della Comunità  Europea, ma soprattutto per una necessaria difesa del diritto di tutti i cittadini alla riservatezza dei loro dati personali.

Risulta, per esempio, priva di fondamento l’affermazione secondo cui l’attuale testo della legge potrebbe ostacolare l’attività  dei giornalisti, dato che è prevista una serie di eccezioni in loro favore.

Dobbiamo tuttavia rilevare che, come spesso accade nelle leggi italiane, il testo della legge è talmente complesso, astruso ed involuto da renderne il contenuto incomprensibile ai normali cittadini – e di difficile lettura ed interpretazione anche per chi ha una specifica competenza giuridica.

Questa illeggibilità  delle leggi rappresenta sempre un danno per i cittadini ed è particolarmente negativa in un caso come questo, dove è in gioco la libertà  di espressione e di comunicazione.

Il Garante

Desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per l’istituzione di un apparato, a nostro avviso pletorico e non necessario, che assuma le funzioni di garante.

La funzionalità  di un tale apparato è assai discutibile ed i danni che ne possono derivare, per il peso degli adempimenti, specialmente su piccole strutture, sono notevoli.

In linea di principio riteniamo che questa struttura potrebbe essere del tutto abolita; o almeno abolito l’obbligo di registrare presso il Garante il possesso di dati. Ma, ove ciò non fosse possibile, chiediamo che almeno siano esentate tutte quelle strutture che non hanno come attività  primaria la gestione od il commercio dei dati – o comunque siano piccole imprese od associazioni.

Ciò non solo giova alla libertà  ed alla non oppressione burocratica di singoli o di piccoli gruppi di persone, ma alleggerisce anche l’ufficio del Garante dal rischio di affastellamento di un’enorme quantità  di informazioni sostanzialmente inutili.

Deve un medico segnalare al Garante che ha su un computer i dati dei suoi pazienti? o un droghiere che ha gli indirizzi dei suoi fornitori? o un parrucchiere che ha le pettinature o tinture preferite delle sue clienti? eccetera? Più specificamente, è da considerarsi deposito di dati un BBS che svolge una semplice attività  di messaggeria, raccolta e scambio di informazioni ed opinioni?

Ci sembra necessario che nella legge ed in tutte le sue norme esplicative questo tipo di ipotesi sia esplicitamente esclusa.

Proposte

Proponiamo che le esenzioni previste per i giornalisti, e in generale per le attività  a fini personali, siano estese anche ad associazioni, piccole imprese, gruppi di lavoro volontario, associazioni culturali o di servizio, e specificamente a tutti i BBS (bulletin board system) ed ai nodi delle reti telematiche.

Si intende esenzione da ogni misura o procedura burocratica e dalle comunicazioni al Garante – mantenendo salvo il principio che ognuno, e specialmente le grosse strutture che raccolgono grandi quantità  di dati, è comunque tenuto a rispettare il principio fondamentale della non diffusione (ed in particolare del non commercio) di dati personali senza il consenso degli interessati.

Proponiamo, in generale, che sia fatta una chiara e non equivoca distinzione fra i controlli cui devono essere sottoposto lo Stato, gli Enti pubblici e coloro che trattano professionalmente la gestione dei dati personali – e la libertà  di cui deve godere chi invece, nello svolgimento di un’altra attività , si trova in possesso di tali dati incidentalmente e non ne fa commercio.

Proponiamo inoltre che, anche in quei casi in cui la dichiarazione del possesso dei dati fosse inevitabile, il servizio sia decentrato sul territorio ed affidato ad uffici locali.

Insomma: se la struttura del Garante (a nostro avviso inutile e probabilmente inefficiente) non può essere del tutto abolita, chiediamo che almeno sia fortemente semplificata, con esenzioni a favore di precise categorie di soggetti, secondo le linee che abbiamo indicato – e con procedure il più possibile semplici, trasparenti ed agevoli.

Siamo, naturalmente, a disposizione della Commissione Giustizia, dei parlamentari, della stampa, di tutti i mezzi di informazione e di chi altro voglia approfondire questo argomento.